Tommaso Giarola ha un grande sogno: diventare un giocatore di baseball. Un sogno intrapreso da bambino e coltivato per tanti anni nelle giovanili dei Grizzlies Torino 48; un desiderio che l’ha condotto persino negli Stati Uniti. Tommaso compirà 18 anni a ottobre e il 31 maggio scorso è tornato in Italia dopo aver trascorso il quarto anno delle superiori a Casa Grande, cittadina situata nel deserto dell’Arizona non lontana dal confine con il Messico. Qui ha frequentato la Vista Grande High School giocando negli Spartan, la squadra del liceo.
È stato proprio il coach della scuola a chiamarlo, dopo averlo osservato nell’autunno del 2016 durante un try out disputato a Phoenix, cui Tommaso aveva partecipato con un gruppo di ragazzi europei. Così il primo agosto dell’anno scorso è atterrato negli States e ha iniziato la sua avventura americana. Sveglia alle 5 ogni mattina, allenamento in palestra, giornata in classe dalle 8 alle 15, tre ore di campo nel pomeriggio, nuova seduta in palestra e finalmente a casa, per studiare e riposare.
«Abbiamo disputato alcuni tornei e il campionato locale – aggiunge il giovane interbase torinese, unico italiano del team e titolare dalla prima all’ultima partita. Anche grazie alle sue ottime statistiche in battuta la squadra si è qualificata ai playoff, raggiungendo il miglior risultato della sua giovane storia. Non solo, Tommaso è stato selezionato tra i più forti giocatori dell’Arizona per disputare un All Star Game, il 29 maggio.
«È stata un’esperienza incredibile – commenta – lì il baseball è vissuto in maniera professionistica, a livello di staff, di programmazione degli allenamenti. C’è tanta concorrenza all’interno del roster e per emergere bisogna sempre dare più del centro per cento». «E anche al di là dell’aspetto sportivo questi dieci mesi mi hanno insegnato molto – aggiunge – ho scoperto un mondo e una cultura diversi da quelli italiani. Soprattutto, vivendo ospite in famiglia, in un paese straniero e con una lingua diversa, ho imparato a essere più autonomo».
Ha già ricevuto un paio di proposte per il college, ma prima di tornare in America concluderà il liceo a Torino. Qui ha iniziato a giocare e qui, molti anni prima, il papà Maurizio ha militato nella William Lawson, storica formazione della città. Tommaso ricorda ancora il primo approccio con il baseball: «ero in prima elementare e un istruttore dei Grizzlies venne a presentare l’attività nella mia scuola – racconta – facendo l’appello vide il mio nome e mi chiese se ero figlio di Maurizio Giarola, giocatore che lui stesso aveva allenato».
Quando tornò a casa il papà gli raccontò tutta la sua storia. Di come iniziò a giocare nel periodo della scuola media, quando Orlando Vegni, attuale direttore sportivo dei Grizzlies e allora istruttore, andò nella sua classe a presentare la disciplina, semisconosciuta nella Torino degli anni ’70. E di quando nei primi anni ’80 entrò nel gruppo dei probabili olimpici per i Giochi di Los Angeles del 1984, ma dovette poi rinunciare a causa di un brutto infortunio. Con l’università Maurizio smise di giocare, ma è riuscito ugualmente a trasmettere passione e talento ai propri figli: Tommaso e Filippo.
«È stata un’esperienza incredibile – commenta – lì il baseball è vissuto in maniera professionistica, a livello di staff, di programmazione degli allenamenti. C’è tanta concorrenza all’interno del roster e per emergere bisogna sempre dare più del centro per cento». «E anche al di là dell’aspetto sportivo questi dieci mesi mi hanno insegnato molto – aggiunge – ho scoperto un mondo e una cultura diversi da quelli italiani. Soprattutto, vivendo ospite in famiglia, in un paese straniero e con una lingua diversa, ho imparato a essere più autonomo».
Ha già ricevuto un paio di proposte per il college, ma prima di tornare in America concluderà il liceo a Torino. Qui ha iniziato a giocare e qui, molti anni prima, il papà Maurizio ha militato nella William Lawson, storica formazione della città. Tommaso ricorda ancora il primo approccio con il baseball: «ero in prima elementare e un istruttore dei Grizzlies venne a presentare l’attività nella mia scuola – racconta – facendo l’appello vide il mio nome e mi chiese se ero figlio di Maurizio Giarola, giocatore che lui stesso aveva allenato».
Quando tornò a casa il papà gli raccontò tutta la sua storia. Di come iniziò a giocare nel periodo della scuola media, quando Orlando Vegni, attuale direttore sportivo dei Grizzlies e allora istruttore, andò nella sua classe a presentare la disciplina, semisconosciuta nella Torino degli anni ’70. E di quando nei primi anni ’80 entrò nel gruppo dei probabili olimpici per i Giochi di Los Angeles del 1984, ma dovette poi rinunciare a causa di un brutto infortunio. Con l’università Maurizio smise di giocare, ma è riuscito ugualmente a trasmettere passione e talento ai propri figli: Tommaso e Filippo.